Jane Eyre (Penguin Classics) by Charlotte Brontë

Jane Eyre (Penguin Classics) by Charlotte Brontë

autore:Charlotte Brontë [Brontë, Charlotte]
La lingua: eng
Format: epub
ISBN: 9780141441146
Amazon: 0141441143
editore: Penguin Classics
pubblicato: 2006-08-15T00:00:00+00:00


«Signora, vorreste avere la bontà di farmi avere l’indirizzo di mia nipote, Jane Eyre, e di dirmi come sta? È mia intenzione di scriverle fra breve e invitarla a venire da me a Madera. La Provvidenza ha benedetto i miei sforzi per assicurarmi l’agiatezza; e, poiché sono scapolo e senza figli, desidero adottarla finché vivo e, alla mia morte, lasciarle per testamento tutto quello che potrò lasciare.

Sono, signora ecc. ecc.

John Eyre, Madera».

Aveva la data di tre anni prima.

«Perché non ne ho avuto alcuna notizia?», chiesi.

«Perché ti detestavo troppo a fondo e inesorabilmente per tenderti la mano e aiutarti a raggiungere il benessere. Non potevo dimenticare la tua condotta verso di me, Jane… la furia con cui una volta ti sei rivoltata contro di me; il tono con cui hai affermato di odiarmi più di ogni altra persona al mondo; lo sguardo e la voce, così diversi da quelli di un bambino, con cui dichiarasti che il solo pensiero di me ti faceva star male e che io ti avevo trattata con infame crudeltà. Non potevo dimenticare quello che ho sentito quando hai sfogato tutto il veleno della tua anima: ho avuto paura come se un animale colpito o ferito si fosse rivolto a me con occhi umani e mi avesse maledetto con voce di uomo… Portami dell’acqua! Oh, fa’ in fretta».

«Cara signora Reed», le dissi nel porgerle da bere, «non pensate più a tutto questo, dimenticatelo. Perdonatemi quello sfogo; allora ero una bambina; da quel giorno son trascorsi otto o nove anni».

Non fece alcuna attenzione a quello che dicevo; ma quando ebbe bevuto l’acqua tirò il fiato e continuò così:

«Ti dico che non riuscii a dimenticarlo; e mi vendicai: perché non potevo tollerare che tu fossi adottata da tuo zio e posta in una condizione di agio e di benessere. Gli scrissi; gli dissi di essere spiacente di dargli un dolore, ma che Jane Eyre era morta: morta di tifo a Lowood. Adesso fa’ quello che vuoi: scrivi e smentisci la mia affermazione… svela le mie bugie quando ti pare. Credo che tu sia nata per tormentarmi: la mia ultima ora è lacerata dal ricordo di un fatto che, se non fosse stato per te, non avrei mai osato commettere».

«Se solo poteste non pensarci più, zia, e considerarmi con bontà e indulgenza…».

«Hai un pessimo carattere», disse, «e ancor oggi mi è impossibile comprenderlo: non riesco a capire come tu abbia potuto essere paziente e docile per nove anni, ed esplodere nel decimo con tanta passione e violenza».

«Il mio carattere non è così cattivo come pensate: sono impulsiva ma non vendicativa. Molte volte, quando ero piccola, sarei stata felice di potervi amare, se me lo aveste permesso; e vorrei proprio riconciliarmi con voi, adesso; datemi un bacio, zia».

Avvicinai la guancia alle sue labbra: non volle toccarla. Disse che la opprimevo chinandomi sul letto, e di nuovo mi chiese dell’acqua. Nel riadagiarla - poiché l’avevo alzata sostenendola col braccio mentre beveva - misi la mia sulla sua mano fredda e viscida: a quel contatto le sue deboli dita si ritrassero… gli occhi vitrei evitarono il mio sguardo.



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